In alcune gravidanze il bambino invece di rivolgere la testa al canale del parto, vi rivolge la parte inferiore del corpo: in questo caso si parla di parto podalico. Il parto podalico può essere di diversi tipi a seconda che il feto si presenti di natiche e piedi con le gambe piegate (podalico completo), o che si liberino prima un piede, un ginocchio o le sole natiche.
Circa il 16% dei bambini si presenta podalico a 30-34 settimane di gestazione, ma poi i 2/3 si girano spontaneamente con l’avanzare della gravidanza, per cui a termine di gravidanza solo il 4% dei feti si presentano col podice. Alcuni casi, come i prematuri e i gemelli, un eccesso di liquido amniotico, il cordone ombelicale corto o anomalie nella forma dell’utero, possono favorire la presentazione podalica del feto; ma in molti casi non esiste una ragione particolare: il bambino è podalico perché sta più comodo così. La diagnosi di presentazione podalica e delle sue varietà si può fare con la visita ginecologica a travaglio iniziato, o prima con una ecografia.
Il ricorso al parto cesareo
In alcuni ospedali per i podalici è considerato d’obbligo il parto cesareo. Dietro questa scelta c’è l’ipotesi che, nascendo naturalmente, il bambino potrebbe comprimere il cordone tra il suo torace e il collo dell’utero, e ricevere di conseguenza poco ossigeno e per motivi di sicurezza quindi dovrebbe essere espulso nel giro di cinque minuti al massimo. Un altro problema grosso è il possibile ritardo o la difficoltà, nell’espulsione della testa, la parte del corpo che ha dimensioni maggiori e che può quindi rimanere intrappolata dentro il canale del parto: a quel punto il feto potrebbe subire delle lesioni per mancanza di ossigeno perché il periodo espulsivo si prolunga troppo, oppure per le trazioni a cui è sottoposto per cercare di tirarlo fuori.
E’ per questi motivi che attualmente nella presentazione podalica si tende ad eseguire il taglio cesareo, che però non dovrebbe essere praticato prima della 40esima settimana, perché esiste sempre la possibilità che il feto si giri spontaneamente.
Esercizi e manovre per farlo girare
Nei casi di presentazione podalica, il ginecologo può consigliare alla futura mamma alcuni semplici esercizi per aiutare il piccolo a girarsi a testa in giù. Supina o su un fianco la donna deve sollevare il bacino con uno o due cuscini: se dispone di sufficiente liquido amniotico a questo punto il bambino tenderà ad allontanarsi dal bacino e si potrà muovere un po’. Per agevolare il suo movimento la mamma può massaggiarsi il ventre ogni giorno con piccoli movimenti circolari. Se il feto riesce a fare la capriola, successivamente la mamma dovrà mettersi ogni giorno, per 10-15 minuti, in posizione accovacciata, per aiutare il bambino a mantenere la posizione corretta fino al momento del parto.
Se invece gli esercizi a casa non sono sufficienti per far fare la capriola al piccolo, il ginecologo, tra la 35esima e la 36esima settimana di gravidanza, può intervenire personalmente con una manovra chiamata “rivolgimento manuale esterno”. Durante questa manovra il ginecologo mette una mano sul ventre della donna in corrispondenza della testa del bambino e l’altra sulle natiche e preme lievemente in senso orario o antiorario. La durata complessiva è di circa 10-15 minuti, e in caso di insuccesso alla prima prova si può ripetere anche 3-4 volte in 15 giorni