Se dopo 14 giorni dalla data presunta del parto il vostro bimbo non è ancora nato, sarete ricoverate e il parto verrà indotto con uno dei seguenti metodi:
Se il collo dell'utero è rigido, ancora conservato (quindi non ancora appianato) e chiuso, e se non ci sono contrazioni significative, vi si applica un gel alle prostaglandine.
Se c'è un minimo di dilatazione, il collo uterino ha già subito delle modificazioni e sono già presenti contrazioni, il gel viene applicato in vagina.
Quando invece il collo è morbido e dilatato di almeno uno o due centimetri, e sono presenti contrazioni, è possibile praticare la rottura artificiale delle membrane o amnioressi e pilotare il parto con l'ossitocina in fleboclisi.
Solo se dopo due o tre tentativi l'induzione del travaglio non riesce, verrà praticato il taglio cesareo.
Cosa è consigliabile fare?
Vi dovete presentare il giorno della scadenza all'accettazione ostetrica dell'ospedale, dove il ginecologo praticherà il primo controllo.
Il conteggio fino a 10: si tratta di un'autovalutazione molto semplice, da eseguire anche nelle settimane che precedono la data prevista del parto.
Il monitoraggio cardiotocografiaco: quando effettuato fuori travaglio prende il nome di No Stress Test (NST). Se tutto procede regolarmente, viene eseguito il giorno della data presunta del parto e, successivamente, ogni due o tre giorni fino alla 41e settimana; tutti i giorni nella 42e settimana. Molti ospedali lo effettuano solo il giorno della scadenza e poi dalla 41e settimana fino al parto, altri a giorni alterni fino al parto.
L'amnioscopia: si tratta di un esame ormai poco utilizzato che viene eseguito con un sottile tubo introdotto delicatamente nel collo dell'utero, quando c'è almeno una dilatazione di 1 centimetro. Con un sistema a luce fredda è possibile visualizzare la borsa anteriore delle acque e valutare il colore del liquido amniotico. Nei casi normali esso appare limpido; mentre, se il feto è sofferente ed emette meconio (le feci del feto) il liquido amniotico diventa verde. È un esame di facile esecuzione e che comporta, per la donna, un fastidio appena superiore a quello della visita ginecologica. Nelle ore successive è frequente avere piccole perdite di sangue rosso vivo o contrazioni; raramente, a seguito di questa manovra, è possibile avere la rottura delle membrane che, comunque, non comporta complicazioni. La cadenza degli controlli è simile a quella della cardiotocografia, ma attualmente viene eseguita sempre meno o solo in alcuni casi dubbi.
Il profilo biofisico fetale: trattandosi di una valutazione complessa che si basa su vari elementi, è difficilmente applicabile a tutte le donne. Esso, pertanto, viene riservato ai casi a maggior rischio. Solo tre parametri (la valutazione ecografica del liquido amniotico o AFI, la dopplerflussimetria e la cardiotocografia) sono, invece, più comunemente impiegati dopo il termine.